Occorre ridere soprattutto di noi stessi.
La Storia è una crosta di sangue.
Il fascismo è anzitutto quest'incapacità di scorgere la poesia nella dura e buona prosa quotidiana, questa ricerca di una poesia falsa, enfatica ed eccitata.
La vita non è il supremo valore e diventa amabile e godibile quando è posta al servizio di qualcosa che è più di essa e che la rischiara e riscalda come un sole.
Chi ostenta, con aria di superiorità, la propria ignoranza di cose, norme e forme, lasciando ad intendere che ciò assicuri una fine sensibilità, è quasi sempre un cuore ottuso e arido, incapace di interessarsi al mondo e agli altri.
Pochi autori di questo secolo insegnano come Musil che l'unica dimensione dello scrittore è quella della verità.
Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire.
A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?
Se dobbiamo credere ai nostri logici, l'uomo si distingue da tutte le altre creature per la facoltà di ridere.
Chi non sa ridere non è una persona seria.
Mentre si ride, si pensa che ci sarà sempre tempo per la serietà.
Il riso, questa compulsione fisica a tutti nota, è prodotta dallo spettacolo inaspettato della nostra superiorità sugli altri.
La risata è il miglior disinfettante del fegato.
Ridere è il linguaggio dell'anima.
Ridere significa essere liberi dai falsi idoli del mondo che vogliono essere adorati e dalla tracotante serietà della vita che rende schiavi.
Per ogni risata, ci dovrebbe essere una lacrima.