C'è un'"arte", che s'impara vivendo. È l'arte del non fare.
I cinematografi: supermercati che vendono amore e paura.
Fede è andare allo stadio quando puoi vedere la partita in televisione.
Era abbastanza intelligente da capire di non esserlo abbastanza.
Il cinema: una donna nuda e un uomo con la pistola. Qualcosa a metà tra l'orologeria di precisione e la tratta delle bianche.
Attore: uno che, per essere se stesso, finge di essere un altro.
Siate umani: se avete un figlio che non sa distinguere i colori, fatene un critico d'arte piuttosto che un macchinista ferroviario.
L'arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l'oggetto e il soggetto.
Se invece di prendere sul serio l'arte, la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione.
Nell'arte c'è una finezza che apprezzo: il lieto fine che ci consola dell'esistenza quotidiana. La vita è delusione, tanto spesso ci defrauda dell'atto finale. Ma questa non è forse la stupidità della naturalezza?...
L'arte è l'espressione della personalità: io, l'artista, io sono importante nell'arte,: io mi devo esprimere, eventualmente, io devo comunicare. Questo è tutto quello che è importante nell'arte. Ciò ha rovinato l'arte.
Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa.
Il male viene fatto senza sforzo, naturalmente, è l'opera del fato. Il bene è sempre il prodotto di un'arte.
Lo scopo dell'arte non è la semplice verità ma la complicata bellezza. L'arte è in fondo una forma di esagerazione delle cose, e la selezione di queste medesime cose, che ne è l'anima, non è altro che una forma intensificata dell'enfasi.
Un'opera d'arte si spegne, impallidisce nelle stanze dove ha un prezzo, ma non un valore.
L'arte è per noi inseparabile dalla vita. Diventa arte-azione e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice.
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