Chi ha troppe parole non può che essere solo.— Elias Canetti
Chi ha troppe parole non può che essere solo.
Le sue disperazioni mi suonano troppo puntuali.
Il potere dà alla testa anche a chi non lo possiede, ma in questo caso la sbornia svanisce in fretta.
L'importanza di un'anima si misura dal numero di anni che può permettersi di perdere.
D'improvviso i risorti, in tutte le lingue, accusano Dio: il vero Giudizio Universale.
Ognuno dovrebbe vedersi mentre mangia.
L'uomo molto ricco deve parlare sempre di poesia o di musica ed esprimere pensieri elevati, cercando di mettere a disagio le persone che vorrebbero ammirarlo per la sua ricchezza soltanto.
Parla al momento giusto.
Se noi imparassimo a parlare, gli animali ci capirebbero meglio.
Quando le persone ci parlano degli altri sono di solito monotone. Ma quando ci parlano di sé sono quasi sempre interessanti, e se si potesse zittirle quando diventano noiose così facilmente come si può chiudere un libro che ci ha tediato, sarebbero assolutamente perfette.
È bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla.
Se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e a riceverla, nell'uso della parola invece il saperla accogliere bene precede il pronunciarla.
Il comune parlare è recitazione di mantra.
Colui che potendo dire una cosa in dieci parole ne impiega dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.
Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio.
Oggi io penso che, se non altro per il fatto che Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza: ma è certo che in quell'ora il ricordo dei salvamenti biblici nelle avversità estreme passò come un vento per tutti gli animi.