La frase di Elsa Morante esprime un'opinione critica e pessimistica riguardo all'amoroso sentimento delle donne, sostenendo che l'espressione del loro affetto sia dannosa o negativa. Questa affermazione sfida il concettuale amore romantico come solitamente immagazzato nella cultura popolare romanzesca e letteraria italiana, sostituendolo con un'immagine più cupo di una passione intrinsecemente malvagiata dalla sua stessa espressione. Si potrebbe interpretare questo pensiero non tanto in termini biologici o psicologiamente realistico ma come uno strumento metafora per analizzare il ruolo delle donne nella società e le aspettative socialmente costruite riguardanti l'amore ed empatia femminile. Queste parole evocano un dibattito sull'autenticità emotiva, suggerendo che sebbene quest'affetto possa essere sentita come genuina dall'emittente può non portare a conseguenze positive per la comunità o il singolo.