Di una cosa sono convinto: un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.— Franz Kafka
Di una cosa sono convinto: un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.
Uno dei primi segni che cominciamo a capire è il desiderio della morte. Questa vita ci sembra insopportabile, un'altra irraggiungibile.
Teoricamente esiste una possibilità di essere felici in modo assoluto: credere nell'indistruttibilità in sé e non cercare di aspirarvi.
Solo la nostra concezione del tempo ci permette di parlare del Giorno del Giudizio chiamandolo con quel nome; in effetti è un tribunale sommario in seduta perpetua.
Conosci te stesso? Potrai rispondere sì senza paura di sbagliare quando scoprirai in te stesso più difetti di quanti non ne vedano gli altri.
I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra.
E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni.
Se è scritto che due pesci nel mare debbano incontrarsi, non servirà al mare essere cento volte più grande.
Quando gli uomini giungono a essere soddisfatti della vita di mare, non sono adatti a vivere in terra ferma.
Il mare, una volta lanciato il suo incantesimo, ti terrà per sempre nella sua aura di meraviglia.
Chi sono io?... Chi sono!... Tutto tace.... Il mare ha coscienza di questa sua poesia? e il cielo?...
Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni.
Il mare: una tale quantità d'acqua rasenta il ridicolo.
Gli occhi dietro alle lacrime come due pesciolini in un mare troppo stretto.
Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama.