Un libro deve essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.— Franz Kafka
Un libro deve essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.
Il primo segnale dell'inizio della comprensione si manifesta con il desiderio di morire.
La giusta comprensione di una cosa e la incomprensione della stessa cosa non si escludono.
C'è una meta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare.
Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poco per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi.
La forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza. La dedizione e l'accettazione sono molto più forti.
Nei libri che ricordiamo c'è tutta la sostanza di quelli che abbiamo dimenticato.
Ammiro il libro che mi obbliga a leggerlo.
Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.
Un tempo i libri erano scritti dagli uomini di lettere e letti dal pubblico. Oggi li scrive il pubblico e non li legge nessuno.
Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?
È quasi uguale uccidere un uomo che uccidere un buon libro. Chi uccide un uomo uccide una creatura ragionevole, immagine di Dio; ma chi distrugge un buon libro uccide la ragione stessa, uccide l'immagine di Dio nella sua stessa essenza.
È un viaggio per viandanti pazienti, un libro.
Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.