Si possono ignorare moltissimi libri, senz'essere, per questo, un ignorante.
Dei pericoli che tu possa avere alle spalle non ti curar tanto, che tu non abbia più modo di attendere alle cose che ti stanno dinanzi.
Il filosofo rimane confuso, vedendo quanti mali bisogna tollerare, e quanti talvolta favorire, perché il male non cresca fuor di misura.
Chi conosce i difetti altrui è uomo di buon discernimento: di molto migliore chi conosce i propri.
Chi pose ogni suo studio in non lasciarsi ingannare mai, non sarà più felice di chi si sia lasciato qualche volta ingannare.
Dove non sia forza di carattere, nessuna vittoria è possibile.
Un vero libro è sempre arduo, anche quando sembra linguisticamente e concettualmente semplice.
D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere.
Il tuo classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
Tutti i libri in generale, e anche i più belli, mi sembrano molto meno preziosi per quello che contengono che per quello che vi può mettere dentro il lettore.
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
Nei libri che ricordiamo c'è tutta la sostanza di quelli che abbiamo dimenticato.
C'è gente tanto brava da scrivere due libri contemporaneamente: il primo e l'ultimo.
Quando un libro è uscito è tempo, per l'autore, di rimorsi.
È un pensiero che calma e dà forza, sapere che tra i libri che possediamo ce ne sono alcuni sufficienti a liberare e a salvare. Se ne aggiungono di nuovi, quasi ogni giorno, ma quelli necessari già ci sono da tempo.