La violenza è semplice; le alternative alla violenza sono complesse.
Nonviolenza e viltà sono termini in contraddizione. La nonviolenza è la più grande virtù, la viltà il più grande vizio. La nonviolenza scaturisce dall'amore, la viltà dall'odio. La nonviolenza subisce sempre, la viltà infligge sempre la sofferenza.
Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza, però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.
Ecco un piccolo, bel modo per fare qualcosa contro la violenza: decidere di non mangiare più altri esseri viventi.
Non sempre la violenza è sinonimo di malvagità. Ciò che è malvagio è l'infatuazione per la violenza.
Quelli che rendono impossibili le rivoluzioni pacifiche rendono le rivoluzioni violente inevitabili.
La violenza è dappertutto ed è insensata. Ce ne vuole a dirlo, perché io pure ho ucciso. Ma io saltavo i banconi e lo mettevo nel conto. Se andava male, sapevo che sarebbe toccata o a me, o alle guardie che mi inseguivano sparando. Oggi chi è lo scemo che rapina una banca?
I manifestanti hanno brutalmente attaccato con le loro spalle i manganelli dei poliziotti sorpresi.
Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l'amore, mentre la violenza e l'odio si diffondono alla luce del sole.
Non abbiamo finito di estirpare in gran parte del mondo l'eredità del totalitarismo. Noi abbiamo compiuto l'opera di ricostruzione post-bellica, ma non abbiamo affrontato la ricostruzione morale dopo l'esperienza inaudita della violenza e della tortura che è ancora praticata nel mondo.