Perfino Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini.
— Friedrich Nietzsche
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La nostra interpretazione
L’idea espressa mette al centro un paradosso: ciò che dovrebbe essere perfetto, puro e onnipotente è invece segnato da una ferita. L’amore rivolto all’umanità non è una fonte di serenità, ma un luogo di tormento. L’oggetto di questo amore è fragile, contraddittorio, spesso indegno o incapace di rispondere con la stessa intensità. Nasce così una tensione insanabile: da un lato un amore assoluto, dall’altro una creatura che tradisce, dimentica, fraintende. Il dolore non deriva dall’assenza di amore, ma dal suo eccesso: amare profondamente qualcuno che delude, distrugge, soffre e fa soffrire significa esporsi a una pena continua.
L’immagine suggerisce che ogni amore autentico porta con sé una forma di inferno: non quello delle punizioni esteriori, ma quello interiore della compassione, della responsabilità e della partecipazione alla miseria altrui. Quanto più l’amore è grande, tanto più diventa insopportabile assistere alla caduta, all’errore, all’autodistruzione di chi si ama. Non si tratta di un sentimento dolce e rassicurante, bensì di un legame che costringe a condividere la tragica condizione umana. In questa prospettiva, la grandezza dell’amore coincide con la grandezza del dolore che comporta, e chi ama davvero è condannato a portare dentro di sé la sofferenza della persona amata.
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