Dio è morto creandoci, noi siamo un'opera postuma.— Gesualdo Bufalino
Dio è morto creandoci, noi siamo un'opera postuma.
Resta dubbio, dopo tanto discorrere, se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese.
Scrivo poesie che si capiscono, devo sembrare un cavernicolo.
Un teatro era il paese, un proscenio di pietre rosa, una festa di mirabilia. E come odorava di gelsomino sul far della sera. Non finirei mai di parlarne, di ritornare a specchiarmi in un così tenero miraggio di lontananze.
I fatti sono cocciuti, la morte il più cocciuto dei fatti.
Autunno, stagione sleale.
Nessuno è infallibile. La creazione dell'uomo ne è la prova.
Creare non è uno dei soliti giochetti un tantino frivoli. Il creatore s'è impegnato in un'avventura terrificante che consiste nell'assumersi egli stesso sino in fondo i pericoli corsi dalle sue creature.
Un Dio che occulta la sua creazione. E vide che non era buona.
Quando Dio vide che tutto era buono la fede umana gli ha attribuito la vanità ma non l'incertezza del creatore.
Una creazione che non abbia all'origine l'amore è inconcepibile.
Dio era soddisfatto della sua opera, e questo è un errore fatale.
La gaffe della creazione. A meno che non si trattasse di un gesto pubblicitario.
L'esistenza di una creazione senza Dio, senza scopo, mi sembra meno assurda che la presenza di un Dio perfetto, che crea un uomo imperfetto per fargli correre il rischio di una punizione infernale.
Il creatore non voleva guardare sé stesso, e allora creò il mondo.
È la creazione che crea il creatore, non viceversa.