Un pene innamorato è spesso balbuziente.

Gesualdo Bufalino
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La nostra interpretazione

L’aforisma gioca volutamente sul contrasto tra la crudezza del termine fisico e la delicatezza della condizione emotiva. Quando il desiderio si intreccia con un coinvolgimento profondo, perde la sicurezza ostentata e diventa incerto, impacciato, quasi timido. Nel linguaggio del corpo, l’istinto sembra parlare con arroganza, ma quando entra in gioco il sentimento la sicurezza si incrina. Nasce una goffaggine che tradisce vulnerabilità, paura di non essere all’altezza, timore del rifiuto. L’attrazione non è più solo impulso, diventa attesa, trepidazione, ansia di piacere non soltanto con il corpo ma con l’interezza di sé. L’immagine della balbuzie richiama un linguaggio che si interrompe, si corregge, si confonde: è il segno di una passione che non può più essere ridotta a pura fisicità. L’eros, attraversato dall’affetto e dall’innamoramento, si scopre fragile e sensibile. Nel fondo della battuta si nasconde la constatazione che la vera intensità amorosa priva di arroganza, spoglia delle certezze del possesso, espone al rischio, alla tenerezza, all’imbarazzo di chi, pur desiderando, non sa più dominare né il proprio corpo né le proprie parole.

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