Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.— Gesualdo Bufalino
Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
Dalla grazia alla disgrazia, a piedi nudi, come in sogno.
Sociologo è colui che va alla partita di calcio per guardare gli spettatori.
Pregare, altro vizio solitario.
Controfavola: "Il re è nudo!", gridò il bambino. Non era vero, ma nessuno della folla ebbe cuore di contraddire un bambino cieco.
Gli assenti hanno una volta torto ma novantanove volte ragione.
Io: abbreviazione di Dio.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
Spesso si dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stesso. Ma l'io non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si crea.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
Quel che il pubblico ti rimprovera, coltivalo, è il tuo io.
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
Il piacere di essere gregge è più antico del piacere di essere io: e finché la buona coscienza si chiama gregge, solo la cattiva coscienza dice: io.