Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
I suicidi sono solo degli impazienti.
Sono gli uomini che hanno dissuaso Dio dall'esistere.
In ogni bestia folgorata da un fucile in un sottobosco si ritorna a punire l'innocenza di Gesù Cristo.
Rimuginare il male senza osare mai compierlo. È così che si formano le vocazioni alla poesia.
Sono (presumo d'essere) onesto. Si rischia qualcosa, di questi tempi. Oggi l'onestà è una dote losca, più assai dell'intelligenza. Abituarsi a nascondere entrambe.
L'io è odioso.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".
Vorrei poter dimenticare che io son io.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.
Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.
Quel che il pubblico ti rimprovera, coltivalo, è il tuo io.
Chi è io? Cos'è questo intervallo tra me e me?