Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.— Gesualdo Bufalino
Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
Scrivere è continuare, inseguire al di là della tenebra quel fanalino fuggente che è l'uomo.
L'amore: un sentimento inventato. Ciò che conta è il gioco della seduzione, il rituale di piacere a qualcuno.
La parola ha preceduto la luce e non viceversa: Fiat lux e la luce fu.
I suicidi sono solo degli impazienti.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.
In fondo, l'unica ragione perché si pensa sempre al proprio io, è che col nostro io dobbiamo stare più continuamente che con chiunque altro.
Spesso si dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stesso. Ma l'io non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si crea.
Il piacere di essere gregge è più antico del piacere di essere io: e finché la buona coscienza si chiama gregge, solo la cattiva coscienza dice: io.
Io: abbreviazione di Dio.
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.