Chi è io? Cos'è questo intervallo tra me e me?
Fortunatamente per l'umanità, ogni uomo è solo ciò che è, e solo al genio viene concesso di essere anche qualcun altro.
Di quante complesse incomprensioni è fatta la comprensione che gli altri hanno di noi.
Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi, un pozzo che fissa il cielo.
Se per te è impossibile vivere solo, sei nato schiavo.
Possiamo morire solo se amiamo.
Vorrei poter dimenticare che io son io.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
L'Io non va annullato, va piuttosto educato, purificato, talora severamente disciplinato, per raggiungere quella purezza verso cui è effettivamente predisposto.
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.
Quale altro carcere è scuro come il nostro cuore! Quale carceriere così inesorabile come il nostro io!
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.