Ci vogliono virtù a iosa per fare un vizio.— Gesualdo Bufalino
Ci vogliono virtù a iosa per fare un vizio.
Dalla grazia alla disgrazia, a piedi nudi, come in sogno.
E se fossimo solo il Suo peccato originale, l'infrazione, la mela che non doveva mangiare?
Vivere in incognito, come Dio.
Certi libri già dopo tre righe mostrano un radiatore che fuma.
Controfavola: "Il re è nudo!", gridò il bambino. Non era vero, ma nessuno della folla ebbe cuore di contraddire un bambino cieco.
Pregare, altro vizio solitario.
Ci sono dei vizi che vivono in noi soltanto per mezzo degli altri e che, tagliando il tronco, si tolgono via come rami.
Non vi fate schiavi del vostro stomaco: questo viscere capriccioso, che si sdegna per poco, pare si diletti di tormentare specialmente coloro che mangiano più del bisogno, vizio comune di chi non è costretto dalla necessita al vitto frugale.
Io penso che i nostri vizi più grandi prendano la loro piega fin dalla nostra più tenera infanzia.
I selvaggi hanno dei vizi. È per mezzo di questi che li conquista più tardi la civiltà.
La virtù non conduce ad altro che all'inazione più stupida e più monotona, il vizio a tutto ciò che l'uomo può sperare di più delizioso sulla terra.
Alcuni considerano il vizio una virtù come se il vizio ben fatto fosse esso stesso virtù, mentre una virtù mal fatta fosse l'essenza del vizio.
Non si può avere una civiltà durevole senza una buona quantità di amabili vizi.
Le colpe sanno molte cose, ma il vizio ne sa una grande.
Non sappiamo sopportare né i nostri vizi né i loro rimedi.