Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.— Giorgio Manganelli
Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.
Essere ebreo è una condizione umana estrema, terribile e insondabile; una condizione di cui l'occidentale ha paura; e noi sappiamo che si ha paura di ciò che sta dentro di noi, non di ciò che ci è estraneo.
Io amo i poveri, e soffrirei in un mondo senza poveri; i poveri sono le brioches dell'anima.
Non credetegli quando dicono che lo scrittore deve adoperare una lingua che tutti devono capire. Non la deve capire nessuno! Figurarsi. Devono leggerla, rileggerla; sennò quale sarebbe la polivalenza linguistica dello scrittore nel tempo?
La letteratura, ben lungi dall'esprimere la totalità dell'uomo, non è espressione, ma provocazione.
Scheletro, uomo delle tenebre, resuscitato e insieme morto irreparabilmente, doppiamente esperto di morte, rifiutato dal tempo, autore di libri inesistenti, sbagliati, impossibili, io, lo scrittore.
Lo scrittore moderno è colui che accetta la sfida della realtà che lo circonda, e rinuncia alla dolce finzione dell'idillio campestre.
I grandi scrittori non sono fatti per subire la legge dei grammatici, ma per imporre la loro.
La differenza tra un romanziere e uno storico è questa: che lo scrittore racconta menzogne deliberatamente e per il gusto di farlo; lo storico racconta menzogne nella sua semplicità e immagina di dire la verità.
Alcuni scrittori per scrivere hanno bisogno della vena. Altri dell'avena.
Lo scrittore deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni.
Che cosa disgustosa uno scrittore che legge! Sarebbe come un cuoco che mangia.
Chi mira a divenire un grande scrittore dee disprezzare le cortesie ed i favori; perché tanto più facilmente e tanto più alto ascende, quanto più si fa padrone di se medesimo.
Un grande classico è uno scrittore che si può lodare senza averlo letto.
Il dovere dello scrittore è contemplare l'esistenza, non dissolversi in essa.