Gli intellettuali. Questo risibile quinto stato.— Giorgio Manganelli
Gli intellettuali. Questo risibile quinto stato.
Una parola è un incantamento, una evocazione allucinatoria, non designa una 'cosa', ma la cosa diventa parola.
Non conosco migliore scuola di anarchia del matrimonio indissolubile.
Letteratura. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.
Questo gioco arcaico, matematico, simbolico, non ha nulla dello sport: non produce campioni fatti di carne di manzo, non è cordiale, è silenzioso, maniacale, malsano, genera nevrotici protagonisti di un freddo sogno di simboli e tornei, di numeri e di re.
Io amo le macchine imprecise, i computer che sbagliano, i semafori che s'incantano.
L'intellettuale è uno la cui mente si osserva.
Il mondo intellettuale si divide in due classi: da una parte i dilettanti, dall'altra i pedanti.
Gli intellettuali sono destinati a sparire con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale com'è avvenuto per gli eroi del cinema muto con l'invenzione del sonoro. Siamo tutti dei Buster Keaton.
Il compito degli intellettuali è quello di ricercare la verità in mezzo all'errore.
Un intellettuale è un uomo la cui mente osserva sé stessa.
Gli intellettuali sono divisi su tutto, ma uniti dalla cretineria.
Gli intellettuali sono come la mafia: si uccidono tra di loro.
La via più sicura per la perdizione intellettuale: abbandonare i problemi reali per i problemi verbali.
L'intellettuale è come il bambino della favola, che rivela all'imperatore la sua nudità.