La vanità è stata da tempi immemorabili la carta di riconoscimento dei poeti.
La vanità intelligente non esiste. È un istinto. Non c'è uomo che non sia prima di tutto vanitoso.
Il piangere si addice solo o ai seduttori che vogliono conquistare con le frasi l'incauta vanità delle donne, o ai sognatori.
L'ambizione non è che una semplice vanità passata di grado.
Un uomo evoluto e perbene non può essere vanitoso senza un'illimitata severità con se stesso e senza disprezzarsi fino all'odio in certi momenti.
È tipico della vanità e dell'impertinenza dell'uomo definire stupidi gli animali perché appaiono così ai suoi sensi ottusi.
La vanità sovente, come la gelosia, coincide con l'orgoglio.
La vanità non è altro che l'esser sensibili alla eventuale opinione degli altri su di noi. L'orgoglio nell'essere insensibili ad essa.
È più facile disfarsi dei vizi che delle vanità.
Il gregge cerca il grande non per il suo bene, ma per la sua influenza. E il grande lo accoglie per vanità o per bisogno.