La vittoria della vanità non è la modestia, tanto meno l'umiltà, è piuttosto il suo eccesso.— José Saramago
La vittoria della vanità non è la modestia, tanto meno l'umiltà, è piuttosto il suo eccesso.
È vero che le cicale cantano, ma è un canto che viene da un altro mondo, è lo stridore dell'invisibile sega che sta tagliando le fondamenta di questo.
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto.
Sono le piccole crepe nella vernice delle convenzioni, e non le rivoluzioni spettacolari che, con lentezza, ripetizione e costanza, finiscono per far crollare il più solido degli edifici sociali.
Il bene non dura molto, non ce ne siamo accorti quando è venuto, non l'abbiamo visto mentre c'era, ci accorgiamo della sua mancanza quando ormai se n'è andato.
Due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione.
Bisogna spegnere l'eccesso più dell'incendio.
L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.
La sincerità eccessiva può portare alla menzogna, come l'eccessiva dolcezza alla crudeltà.
Ogni eccesso reca in sé il germe della propria auto-soppressione.
Non è il mangiare o il bere che devono essere biasimati, ma il loro eccesso.
La strada dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza.
Il saggio per eccesso di saggezza diventa un folle.
La via di mezzo è sempre la migliore: ogni eccesso conduce alla rovina.
Niente ottiene successo come l'eccesso.