La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.— Jorge Luis Borges
La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.
Non c'è piacere più complesso del pensiero.
È più facile morire per una religione che viverla assolutamente.
Credo che col tempo meriteremo che non esistano governi.
A quel tempo, cercavo i tramonti, i sobborghi e l'infelicità; ora cerco i mattini, il centro e la serenità.
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza.
Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d'accordo sulla questione, lui e io.
Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
Tutti i momenti possiamo morire ma, in ogni caso, non prima di domani.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te.
Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
Tutte le nostre conoscenze ci aiutano solo a morire di una morte un po' più dolorosa di quella degli animali che nulla sanno.
Chi ben condusse sua vita male sopporterà sua morte.
Davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena.
Sono sempre ossessionato dal pensiero della morte: v'è una vita nell'aldilà? E se c'è, mi potranno cambiare un biglietto da cinquanta?