La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.— Jorge Luis Borges
La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.
L'amicizia fra un uomo e una donna è sempre un poco erotica, anche se inconsciamente.
Un uomo può essere nemico di altri uomini, di altri momenti di altri uomini, ma non d'un paese: non di lucciole, di parole, di giardini, di corsi d'acqua, di tramonti.
È indiscutibile, per quanto misterioso, che la persona che concede un favore risulta in qualche modo superiore a quella che lo riceve.
Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento: quello in cui l'uomo sa per sempre chi è.
Non c'è piacere più complesso del pensiero.
Vista positivamente, la morte è una delle poche cose che si possono fare facilmente restando distesi.
Per uno che viene sepolto vivo ce ne sono cento altri che penzolano sulla terra, pur essendo morti.
Chi teme la morte è già morto.
Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato.
Voglio che la morte mi colga mentre pianto i miei cavoli, per niente preoccupato per lei e meno ancora del mio orto imperfetto."
Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela, Ippòloco.
Rubinetti che gocciolano, scoregge di passione, pneumatici bucati sono tutte cose più tristi della morte.
La morte viveva in me e mi abbandonò per andare a vivere in un altro corpo.
Il sogno è un fenomeno misterioso, è l'unica via che ha l'uomo di incontrare le persone scomparse, parlare con loro, provare forti emozioni, fino a piangere con loro.