I classici sono quei libri che ti fanno odiare la scuola.
Il cristianesimo è una potenza incredibile: è un'opera grandiosa il fatto che i missionari tornino dall'Asia senza essere convertiti.
L'uomo è un essere che fa rumore, cattiva musica e lascia abbaiare il cane. Solo qualche rara volta sta zitto, ma allora è morto.
L'umanità i dilemmi non li risolve, ma li pianta lì.
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante.
Molti libri non richiedono di riflettere a chi li legge, e per una ragione molto semplice: essi non fecero tale richiesta a coloro chi li scrissero.
Un uomo che non legge buoni libri non ha alcun vantaggio rispetto a quello che non sa leggere.
Fare un'opera e, dopo averla fatta, riconoscere che è brutta, è una delle tragedie dell'anima. Soprattutto è grande quando si riconosce che quell'opera è la migliore che si potesse fare.
Ci sono libri che non si dovrebbero osare se non dopo i quarant'anni.
L'ultima cosa che si scopre scrivendo un libro è come cominciare.
I libri che recensiva li leggeva soltanto in seguito. Così sapeva già quello che ne pensava.
Leggi per primi i libri migliori: potresti non avere l'occasione di leggerli tutti.
A scrivere un libro brutto si fa la stessa fatica che a scriverne uno bello; e il libro brutto viene con la stessa sincerità dell'anima dell'autore.
Non esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina di poesia che si impenna.