Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.— Gesualdo Bufalino
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.
Qualunque cosa faccia, dovunque vada, un pensiero mi conforta: sono un uomo involontario, dunque sono un uomo innocente.
Ognuno sogna i sogni che si merita.
Sociologo è colui che va alla partita di calcio per guardare gli spettatori.
Tale è la forza dell'abitudine che ci si abitua perfino a vivere.
Certi poeti moderni fanno pensare a ragni ubriacati con LSD.
I classici sono quei libri che ti fanno odiare la scuola.
Quando un libro è uscito è tempo, per l'autore, di rimorsi.
È nella ricerca delle risposte che nascono i libri.
A scrivere un libro brutto si fa la stessa fatica che a scriverne uno bello; e il libro brutto viene con la stessa sincerità dell'anima dell'autore.
Un libro non è soltanto, o non è sempre, un tempio delle idee o un'officina di musica e luce, è anche un luogo oscuro di sfoghi e di rimozioni, dove si combatte un duello senza pietà, con la sola scelta di guarire o morire.
I libri potenti si ricordano come se fossero d'una pagina sola.
Il giornalismo è un viaggio all'esterno di se, i libri sono un viaggio dentro di se.
Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere.
I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla.
Il libro che per primo meriterebbe di essere proibito è il catalogo dei libri proibiti.