Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.
Gira, rigira, da Talete in poi la filosofia pesta l'acqua nel mortaio.
Pregare, altro vizio solitario.
Chissà perché quando mi rado nel bagno, se provo a canticchiare un motivetto odierno, mi taglio.
Solo negli empi sopravvive oggigiorno la passione per il divino. Nessun altro si salverà.
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo.
Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.
I libri aggiungono all'infelicità dell'uomo una profondità che scambiamo per consolazione.
Esistono due motivi per leggere un libro: uno, perché vi piace, e l'altro, che potrete vantarvi di averlo letto.
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
È un viaggio per viandanti pazienti, un libro.
Si possono ignorare moltissimi libri, senz'essere, per questo, un ignorante.
Leggere fa bene, ma può fare anche male, diciamo la verità. I libri sono come le medicine o come qualunque altro medium: vanno presi con cautela.
Ammiro il libro che mi obbliga a leggerlo.
Nei libri che ricordiamo c'è tutta la sostanza di quelli che abbiamo dimenticato.
Certi libri già dopo tre righe mostrano un radiatore che fuma.