Alla storia non si chiede né il numero dei morti né il costo delle grandi imprese!— Leo Longanesi
Alla storia non si chiede né il numero dei morti né il costo delle grandi imprese!
Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione.
La domenica è il giorno in cui ci si propone di lavorare anche la domenica.
Credeva, era un fervido credente: credeva, soprattutto, nella forza della chiesa per mandare all'estero valuta pregiata.
Noia e scetticismo ingrassano la fede cattolica.
Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa.
La Sardegna è fuori dal tempo e dalla storia.
Il male va distinto in possibile e reale: in Dio è presente come possibile, e lì lo trova l'uomo, che lo realizza nella storia.
Buon storico è chi conserva il senso della specificità di ogni età, della successione delle epoche e, infine, delle costanti che, sole, ci permettono di parlare di un'unica e medesima storia.
Le sensazioni sono i dettagli che compongono la storia della nostra vita.
Io sono un idealista, io sono un ottimista. Io credo nel futuro e sono quelli che credono che fanno la storia, non quelli che se ne stanno seduti a guardarla, no, sono quelli disposti a correre rischi.
La storia non deve essere presentata come un'accumulazione di risultati conseguiti o come una mera esposizione di avvenimenti, ma come una poderosa realtà in azione.
Gli anni di storia personale sono come i secoli tempestosi, tristi, demoniaci della Storia universale. Passati tumultuosi, come se fossero i ricordi, come se fossero la memoria del mondo, mi separano e ci separano dall'inizio.
Come già tutti i secoli e millenni che l'hanno preceduto sulla terra, anche il nuovo secolo si regola sul noto principio immobile della dinamica storica: "agli uni il potere, e agli altri la servitù".
La borghesia ha avuto da svolgere nella storia un compito sommamente rivoluzionario.
Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.