Per l'uomo che prega molto non esistono disperazione né amara tristezza.
Non si può essere ed essere stati. Ma si! Non si può essere stati imbecilli ed esserlo tuttora.
Chi mette da parte un po' di denaro è simile a un uomo che si fa costruire un sepolcro in un luogo asciutto al riparo dai vermi.
Il ricco è un cattivo povero, uno straccione troppo puzzolente di cui le stelle hanno paura.
Il dolore ci conduce per mano alla soglia della vita eterna.
La partenza, non meno del ritorno, appare impossibile al disperato.
Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori.
Che si può fare dell'amore quando raggiunge questi livelli di disperazione, impotenza e concentrazione folle? Qualcosa verrà senz'altro a demolirlo.
La noia è un male che non deve essere preso alla leggera. Può portare alla fine alla vera disperazione. L'autorità pubblica prende contro di essa ovunque delle precauzioni, come contro altre calamità universali.
Può anche succedere che una sera, a causa dello sguardo attento di qualcuno, si provi il bisogno di comunicargli, non la propria esperienza, ma semplicemente un po' di quei particolari disparati legati da un filo invisibile che minaccia di spezzarsi e che chiamiamo il corso di una vita.
Non importa quanto sia effimero, un romanzo è qualcosa, mentre la disperazione non è nulla.
La disperazione è una forma di pigrizia.
La malinconia si tira dietro la disperazione ché loro sono amiche, e tutte e due insieme mettono le mani a imbuto sulla bocca e chiamano a piena voce le malattie.
La disperazione è un contabile. Vuol far tornare i conti. Niente le sfugge. Addiziona tutto. Non molla neppure i centesimi. Rimprovera a Dio i fulmini e i colpi di spillo. Vuole sapere come regolarsi con il destino. Ragiona, pesa e calcola.
Il suo sconforto aveva un'aria teatrale, come capita spesso quando lo sconforto è autentico.