A partire da una certa età, i nostri amori, le nostre amanti, sono figli della nostra angoscia.— Marcel Proust
A partire da una certa età, i nostri amori, le nostre amanti, sono figli della nostra angoscia.
È nella malattia che ci rendiamo conto di non vivere soli, ma incatenati a un essere appartenente a un regno diverso, dal quale ci separano abissi, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci capire: il nostro corpo.
I veri paradisi sono i paradisi che si sono perduti.
La fotografia acquista un po' della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più.
Ho sempre onorato quelli che difendono la grammatica o la logica. Ci si rende conto, cinquant'anni dopo, che hanno scongiurato grandi pericoli.
È incredibile come la gelosia, che passa il suo tempo a fare piccole supposizioni nel falso, abbia poca immaginazione nello scoprire il vero.
Quando in sogni opprimenti e orribili l'angoscia tocca il grado estremo, è proprio essa che ci porta al risveglio, con il quale scompaiono tutti quei mostri notturni. La stessa cosa accade nel sogno della vita, quando l'estremo grado di angoscia ci costringe a spezzarlo.
L'angoscia religiosa è espressione dell'angoscia reale e protesta contro di essa.
L'angoscia non vale niente come categoria filosofica. Non è la materia di cui si fa la filosofia, non più di quanto sia quella con cui si fanno gli scafandri.
Un modo efficace per combattere l'angoscia è preoccuparsi meno di sé e più degli altri. Quando davvero comprendiamo le difficoltà degli altri, le nostre perdono di importanza.
In questo mondo, non c'è che il terrore per difendersi dall'angoscia.
Considerare la nostra maggiore angoscia come un incidente senza importanza, non solo nella vita dell'universo, ma anche in quella della nostra stessa anima, è il principio della saggezza. Considerare questo in piena angoscia è la saggezza completa.
L'angoscia vera è fatta di noia.
La causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia.
Le angosce della nostra anima sono sempre cataclismi del cosmo. Quando ci arrivano, intorno a noi si perde il sole e si sconvolgono le stelle.