Amare, non è donare qualche cosa, ma soprattutto donare qualcuno. Tu amerai se ti donerai o se ti unirai interamente ai tuoi doni, anche i più materiali.
Amare, non è prendere un altro per completarsi, bensì offrirsi ad un altro per completarlo.
Il celibato non sclerotizza le capacità affettive, anzi è il contrario: esige che esse crescano infinitamente dilatando il proprio cuore ai confini del Mondo.
Più amerai, e più scoprirai le deficienze del tuo amore.
Lo scoraggiamento è sempre una prova di eccessiva fiducia in sé e di assai scarsa fiducia in Dio.
Secondo una coscienza messa sull'avviso, nessun dono dovrebbe essere offerto come spettacolo. Non appena è offerto allo sguardo, il dono diventa precario e sospetto.
Il dono, il vero dono è così: annientarsi sino all'ultima favilla.
Certamente nemmeno il destinatario di un dono può esserne soddisfatto se chi lo concede sa di poterlo riprendere quando vuole.
Le persone che ci donano la loro piena confidenza credono per questo di avere diritto alla nostra. Ciò è un errore: coi regali non si acquistano diritti. La familiarità del superiore irrita, perché non può essere ricambiata.
I regali fatti agli amici non sono preda del fato: avrai soltanto le ricchezze che hai donato.
Nei migliori dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore.
Tutto ciò che non viene donato va perduto.
La gente ricca riceve molti più regali di quella povera; e quello che deve proprio comprare, lo ha sempre molto più a buon prezzo.
Nulla si regala tanto generosamente quanto i propri consigli.
Perciò mi sembra che si debba coltivare l'arte del regalare anche alle cose belle che ci sono vicine e abituali, l'amore e la venerazione che riserviamo a quelle lontane e remote.
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