La felicità è un oblìo che dura una settimana.
L'intelligenza non ha confini, riesce sempre a penetrare il muro dell'idiozia costituzionalizzata.
Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.
La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.
La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.
Niente è indegno quando il fine è degno.
Non credere che si possa diventare felici procurando l'infelicità altrui.
Ogni felicità si compone di due sentimenti dolorosi: il ricordo della privazione nel passato e il timore della perdita nell'avvenire.
La felicità di un uomo sposato dipende dalle donne che non ha sposato.
Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d'attesa.
Certo, non bisogna credere alla felicità; ma come farebbero gli uomini a vivere se non formassero qualche sogno di felicità?
È credenza comune pensare che la felicità dipenda dal tempo libero.
La convinzione che la felicità è un sentimento che dura poco è sbagliatissimo. La felicità non sono attimi, ma è una condizione eterna.
La vera felicità risiede nella virtù.
Non vedo felicità di cui, perché sia, non tocchi contentarsi.
Per esser felici come un bambino o come un cane, non c'è che da essere innocenti come il bambino; o, come il cane, incapaci di peccato. Esser buoni, insomma.