La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.

Oriana Fallaci
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La nostra interpretazione

La fine di un amore viene paragonata alla perdita di una persona cara, perché coinvolge la stessa intensità di dolore e di smarrimento. Quando un legame profondo si spezza, non si perde solo l’altro, ma anche una parte di sé: abitudini, sogni condivisi, identità costruite insieme. Rimane un vuoto concreto, quasi fisico, che non si accetta facilmente, contro cui si lotta interiormente nel tentativo di rifiutare la realtà. Anche quando la rottura è stata premeditata, desiderata o ritenuta necessaria per proteggersi, per usare buon senso o per riconquistare la propria libertà, l’impatto emotivo non è meno violento. Il distacco lascia una sensazione di menomazione, come se qualcosa fosse stato amputato e non potesse ricrescere. Non si tratta solo di tristezza: è un senso di invalidità affettiva, di incapacità momentanea di vivere e sentire come prima. Il lutto sentimentale diventa così una prova durissima, in cui la libertà ottenuta si mescola a un dolore che disorienta e mette in discussione la propria forza interiore.

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