Credere in Dio è come accusare qualcuno senza prove.
Il limite di Dio è la sua onnipotenza: qualunque cosa faccia, poteva farla meglio.
Il teatro d'avanguardia è il teatro di domani: il guaio è che te lo fanno vedere oggi.
Parliamoci, finché siamo in vita. Dopo non è detto che sia possibile.
Io non so se Dio c'è ma, se c'è, non è il Dio di nessuna religione.
La religione è l'effetto placebo dell'anima.
Se sento Dio, lo sento in me come una forza che mi spinge e non come un estraneo da adorare.
Dio e il Nulla sono sinonimi.
Dio può tutto tranne suicidarsi.
Se Dio esiste, non c'è bisogno di crederci. Se ci si crede, vuole dire che l'evidenza del suo esistere è morta.
Io non credo in un Dio personale e non ho mai negato questo fatto, anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui potuto rivelare.
Le leggi morali non ce le ha date Dio, ma non per questo sono meno importanti. Questa dovrebbe essere l'etica dominante, senza aspettarsi una ricompensa nell'aldilà.
Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d'accordo sulla questione, lui e io.
Tutto ciò che si dice di Dio secondo il corpo, dita, mano, braccia, occhi, bocca, piedi, non indica membra umane come le nostre, ma designa col nome delle membra corporee le sue facoltà.
L'amore di Dio per l'uomo centro e fondamento della religione è la prova più chiara, più irrefutabile che l'uomo nella religione contempla sé stesso come un oggetto divino, come un divino scopo, e che i suoi rapporti con Dio non sono che rapporti con se stesso, con il suo proprio essere.
Dio è la sola cura globale: non ne esiste un'altra. Qualsiasi altra terapia è solo parziale.