La pittura viene correttamente chiamata "arte della somiglianza".— René Magritte
La pittura viene correttamente chiamata "arte della somiglianza".
Le persone che cercano il significato simbolico mancano di afferrare la poesia e il mistero inerente alle immagini.
Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c'è un momento, un punto, in cui anch'egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia.
Ciò che bisogna dipingere è dato dall'ispirazione, che è l'evento in cui il pensiero è la somiglianza stessa.
La poesia non ha nulla a che fare con la versificazione. Consiste in ciò che si trova nel mondo, al di qua di quanto ci è permesso di osservare.
Dipingere non è un'operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un'opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile e noi.
Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
La tesi da sviluppare è, qualsiasi sia il nostro temperamento o capacità di fronte alla natura, riprodurre ciò che vediamo, dimenticando tutto quello che c'è stato prima di noi. Il che, penso, permette all'artista di esprimere tutta la sua personalità, grande o piccola.
Il dipintore disputa e gareggia colla natura.
Quando uno inizia un ritratto e cerca per successive eliminazioni di trovare la forma pura. . . si finisce inevitabilmente con un uovo.
Il fine della pittura non è quello di commuovere, ma piuttosto quello di rappresentare.
La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla.
Gli epigrammisti in poesia sono come i fioristi in pittura.
Ogni musica che non dipinge nulla è un rumore.