Leggere, per il vero lettore, non è tradurre un'altra lingua nella sua?
Se Dio fosse visibile, l'ateismo diventerebbe una fede.
Che la pigrizia sia uno dei peccati capitali ci fa dubitare degli altri sei.
Chi non è padrone di sé trova ben presto un altro padrone.
L'uomo che ascolta è il nemico naturale di colui che parla.
La vita fa l'analisi, la morte si incarica della sintesi.
Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.
Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa? A tutte le contingenze.
La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e della cui grandezza solo grazie al libro ci rendiamo conto.
Non è un vero lettore, non è un philosophe lisant, colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti.
Il divoratore di libri si avvolge nella sua rete di astrazioni verbali, e vede solo la pallida ombra delle cose riflessa dalla mente altrui.
Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. Leggete per vivere.
La lettura d'un classico deve darci qualche sorpresa, in rapporto all'immagine che ne avevamo. Per questo non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni.
Un uomo che legge ne vale due.
Quante letture ci si risparmierebbe, se si conoscessero prima gli scrittori. Tutte le letture?
Le foglie stanno volando via dal mondo e sopra c'erano dei messaggi e degli enigmi che non abbiamo decifrato. Anche le mani: lette poco, troppo poco; anche le rughe, i lobi... Non abbiamo letto che dei libri.