Che sarebbe della vita senza amore?
— Roberto Gervaso
Tanta noia e molta pace.
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La nostra interpretazione
L’affermazione propone un paradosso solo apparente: da un lato suggerisce che l’assenza di amore renderebbe la vita più tranquilla, ordinata e priva di sconvolgimenti emotivi; dall’altro riconosce che questa stessa calma avrebbe il prezzo di un vuoto profondo, fatto di monotonia e mancanza di significato. L’amore viene presentato come una forza che turba, che porta inquietudine, gelosie, desideri, paure, ma che proprio per questo rende l’esistenza intensa e degna di essere vissuta. Senza di esso il tempo scorrerebbe piatto, prevedibile, forse più sicuro, ma spogliato di quella dimensione di rischio e meraviglia che nutre l’animo umano. Viene messa in luce la tensione interiore tra il bisogno di serenità e il bisogno di emozione: la pace totale si rivela come una forma di noia, mentre l’amore, con tutto il suo carico di complicazioni, diventa il motore dei ricordi, delle scelte radicali, delle gioie più grandi e dei dolori più profondi. In filigrana emerge l’idea che una vita davvero pacificata, se ottenuta eliminando il legame affettivo, non sarebbe necessariamente più felice, ma soltanto meno viva, meno densa, meno umana. L’apparente elogio della pace si rovescia così in una sottile nostalgia per l’irrinunciabile disordine del cuore.
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