Il pensiero esprime una visione disincantata delle relazioni, in cui la quotidianità viene vista come un processo che consuma lentamente la novità e l’intensità iniziale. All’inizio di un legame, la presenza dell’altro sembra inesauribile, colma di scoperte e di emozioni vive. Con il passare del tempo, però, la familiarità può trasformarsi in abitudine, e ciò che prima appariva unico e speciale rischia di diventare scontato. La ripetizione dei gesti, dei discorsi, delle situazioni può far percepire l’altro come meno sorprendente, meno stimolante. Quando il desiderio di novità prevale sul desiderio di profondità, nasce la tentazione di cercare altrove quella stessa freschezza che sembra perduta. In questo modo il legame diventa fragile, perché si fonda più sulla passione che sulla scelta consapevole. Il raffreddamento emotivo non viene affrontato, ma aggirato, sostituendo una persona con un’altra, in un ciclo potenzialmente infinito, in cui nessuno viene davvero visto nella sua interezza, e la relazione diventa un consumo di emozioni più che un incontro autentico tra due individui.