Chi dice che l'inferno è nell'aldilà conosce male l'aldiquà.
Se avesse davvero qualcosa d'importante da fare, non lavorerebbe tanto.
Di tutte le forme d'orgoglio l'umiltà è la più calcolatrice.
La bellezza si vede. Il fascino si sente.
La tristezza è la malinconia che ha perso la speranza.
Malinconia è crogiolarsi nella propria tristezza.
Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine.
L'invenzione dell'inferno è la cosa più orrenda, ed è difficile concepire come, dopo questa invenzione, ci si possa ancora aspettare qualcosa di buono dagli uomini.
L'inferno di cui parla la teologia non è peggiore di quello che noi creiamo a noi stessi in questo mondo formando in modo sbagliato il nostro carattere.
Il mondo che abitiamo è l'inferno temperato dal nulla, dove l'uomo, che rifiuta di conoscere sé stesso, preferisce immolarsi.
Da quando l'uomo non crede più all'inferno, ha trasformato la sua vita in qualcosa che somiglia all'inferno. Non può farne a meno.
Noi siamo all'inferno, e la sola scelta che abbiamo è tra essere i dannati che vengono tormentati o i diavoli addetti al loro supplizio.
L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui.
L'inferno è lastricato di buone intenzioni.
All'inferno ci va chi ci crede.