Un eroe è chi fa quello che può.
Attraverso la sua educazione, attraverso tutto ciò che vede e sente intorno a lui, il bambino assorbe una tale somma di sciocchezze, mescolate a verità essenziali, che il primo dovere dell'adolescente che vuole essere un uomo sano è di rigettare tutto.
Agire è credere.
Noi non scegliamo affatto. Il nostro destino sceglie. Ed è saggezza mostrarci degni della sua scelta, qualunque essa sia.
Ognuno porta in fondo a sé stesso come un piccolo cimitero di coloro che ha amato.
Essere un eroe ha il suo prezzo.
Che cosa rende eroici? Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria suprema speranza.
L'autentico eroismo è sicuramente sobrio, privo di drammi. Non è il bisogno di superare gli altri a qualunque costo, ma il bisogno di servire gli altri a qualunque costo.
Nel piccolo italiano medio c'è una zona nobile, un soprassalto di dignità che non arriva all'eroismo ma che lo spinge ad agire, anche solo con una dimostrazione di affetto e di appoggio all'amico.
Nel crimine c'è dell'eroismo, come nella virtù. Il vizio e l'infamia hanno i propri altari e la propria religione.
Non c'è eroismo in me. Sono un uomo che ama fare. C'è dell'egoismo, sempre. La vita di un operaio può essere eroica quanto la mia.
Ogni vero eroe sa portare il peso dei colpi che subisce.
Penso a un eroe come a qualcuno che comprende la responsabilità che deriva dal proprio essere libero.
Io ho un problema con gli eroi in generale: non mi piacciono. Non amo l'eroe buono, positivo, nemmeno quello mitologico che incarna in sé la morale, la giustezza della vita.
Il primo grado dell'eroismo è vincere la paura e il dominio su se stessi.