Gli infelici credono facilmente in ciò che desiderano molto.— Lucio Anneo Seneca
Gli infelici credono facilmente in ciò che desiderano molto.
La morte ci consuma giorno per giorno, non ci trascina via all'improvviso.
Se uno sente il bisogno della ricchezza, teme di perderla; ma nessuno può godere di un bene che gli dà preoccupazione.
Ciò che danneggia deve essere più forte di ciò che viene danneggiato; ma la malvagità non è più forte della virtù; il saggio, dunque, non può essere danneggiato.
Attraverso le asperità alle stelle.
La vera felicità è godersi il presente, senza dipendere ansiosamente dal passato.
Veramente infelice è chi non sa sopportare l'infelicità.
Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo.
Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento.
L'infelicità è per il nostro animo il calore che lo mantiene tenero.
Dal non poter assodare cosa avvenga nell'anima di un altro, non è facile che provenga infelicità: infelicità grande invece necessariamente deriva a chi non tiene dietro ai moti dell'anima propria.
Nessuno è più infelice di un guardone in un campo di nudisti.
Quelli che sono infelici non hanno bisogno di niente a questo mondo, eccetto di persone capaci di concedere loro la propria attenzione.
Coloro che non s'adeguano sono il sale della terra, il colore della vita, condannano se stessi all'infelicità, ma sono la nostra felicità.
L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere. Bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.