C'è una grande differenza tra il non volere e il non saper peccare.
Non è grande nessuno di quegli uomini che le ricchezze e gli onori mettono in una condizione privilegiata. E perché, allora, sembra grande? Perché lo misuri insieme al piedistallo.
Nulla in natura è tanto sacro da non trovare un sacrilego, ma non per questo gli esseri divini sono meno in alto.
A che ci serve viaggiare, se non riusciamo ad evitare noi stessi?
Ha più valore superare le difficoltà che moderare le gioie.
Curan la fama i più, pochi l'onore.
Chi non ha ferite sulla mano può, con quella mano, toccare il veleno: il veleno non penetra dove non esiste ferita; né esiste peccato per chi non lo compie.
In una bella mattina di primavera, tutti i peccati umani sono perdonati. Un tal giorno è tregua per il vizio. Mentre questo sole si offre per cauterizzare le ferite del peccato, il peccatore più vile può ritornare innocente.
Ci sono peccati che si confessano con la stessa voluttà con cui si commettono.
Il peccato: inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché.
E se fossimo solo il Suo peccato originale, l'infrazione, la mela che non doveva mangiare?
Chi ha un handicap giustifica sempre i suoi peccati.
L'unica differenza tra un santo e un peccatore è che il santo ha un passato e il peccatore ha un futuro.
Tutto è peccato, ammesso che esso esista. È peccato soprattutto la teologia, perché usa il nome di Dio invano.
Non vi è nulla di più interessante che raccontare i propri peccati ad un uomo onesto o a una donna buona. Ciò è intellettualmente affascinante. Una delle grandi gioie che ci procura un passato immorale è quella di avere tante cose da narrare ai buoni.
Se è vero che Cristo è morto per i nostri peccati, va detto che noi abbiamo fatto di tutto per non rendere vano il suo sacrificio.