Siamo tutti schiavi dello stesso destino; se uno nasce, deve morire.
Se il lamentarsi non risuscita nessuno, se il soffrire non muta una sorte immobile e fissa per l'eternità e la morte non ha mai mollato quel che si è preso, cessi un dolore in pura perdita.
Accogli serenamente l'inevitabile.
Breve è la vita che viviamo davvero. Tutto il resto è tempo.
L'invidia si volge alle cose vicine, mentre quelle lontane sono guardate con animo schietto e sincero. La vita del saggio, dunque, spazia per ogni dove, è senza tempo, non è limitata, come quella degli altri mortali.
L'arciere non deve colpire il bersaglio di quando in quando, ma deve sbagliare solo di quando in quando; non è un'arte quella che arriva allo scopo per caso.
Noi crediamo di condurre il destino, ma è sempre lui a condurre noi.
Il destino può mutare, la nostra natura mai.
Pensate a quelle signore che si preparano all'ultimo giorno della loro vita tessendo cuscini da toilette per tema di tradire un interesse troppo vivo nel loro destino: quasi si potesse uccidere il tempo senza ferire l'eternità.
Possiamo diventare i padroni del nostro destino quando avremo finito di atteggiarci a suoi profeti.
Se c'è qualcosa di ancor più raccapricciante del destino, è l'uomo che lo sopporta senza alzare un dito.
Bisogna permettere al destino di recitare la sua parte di attore.
I destini dell'uomo sono come fiumi, alcuni scorrono veloci, senza incertezza, lungo facili percorsi. Altri passano attraverso mille difficoltà ma arrivano ugualmente al mare. La meta finale è per tutti la stessa.
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.
La sfida non attende. La vita non guarda indietro. Una settimana è un periodo più che sufficiente per decidere se vogliamo accettare il nostro destino.