E chissà se alla fine il destino di Romeo non era quello di essere un cornuto!
L'uomo, da quando esiste, non ha fatto altro che correggere il mondo, cioè tutto ciò che Dio aveva creato e secondo il Genesi considerava buono.
Per lo scrittore la bile può essere un buon ingrediente stilistico.
Sappiamo di dover morire, ma l'istinto di conservazione ci consiglia di dimenticarlo.
Fa parte di una buona educazione sapere quando sia opportuno essere maleducati.
Certi sapienti hanno asserito che le ginocchia sono state create perché l'uomo possa inginocchiarsi e ne hanno dedotto austere dottrine politiche e religiose.
In qualsiasi momento della vita si può prendere in mano le redini e cambiare il proprio destino.
Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino. La colpa non è delle nostre stelle, ma di noi stessi, che siamo degli schiavi.
La sfida non attende. La vita non guarda indietro. Una settimana è un periodo più che sufficiente per decidere se vogliamo accettare il nostro destino.
I bianchi di solito cercano in tutti i modi di proteggersi dall'ignoto e dagli assalti del fato. L'indigeno, invece, considera il destino un amico, perché è nelle sue mani da sempre.
Il destino guida chi lo segue di buona voglia, trascina chi si ribella.
Se c'è qualcosa di ancor più raccapricciante del destino, è l'uomo che lo sopporta senza alzare un dito.
Il destino fa fuoco con la legna che c'è.
Gli uomini si dividono in due schiere: quelli che nascono perché il loro destino è di vivere e quelli che nascono perché il loro destino è di morire.
La forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza. La dedizione e l'accettazione sono molto più forti.