Non c'è destino che non si vinca con il disprezzo.
Non si pensa nello stesso modo su una stessa cosa la mattina e la sera. Ma dov'è il vero, nel pensiero della notte o nello spirito del mezzogiorno? Due risposte, due razze di uomini.
Nei nostri amici amiamo il morto fresco, il morto doloroso, la nostra emozione, noi stessi insomma.
Un impiegatuccio in un ufficio postale è pari a un conquistatore se la consapevolezza è comune ad entrambi.
L'unico vero progresso sta nell'imparare a sbagliare da soli.
L'avvenire è l'unica trascendenza degli uomini senza Dio.
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.
Una tomba è pur sempre la miglior fortezza contro gli assalti del destino.
La forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza. La dedizione e l'accettazione sono molto più forti.
Esser soli è il destino di tutti i grandi spiriti; un destino a volte deplorato, ma tuttavia sempre scelto come il minore di due mali.
Sentirsi superiori e vedersi trattato dal Destino come inferiore agli infimi, chi può vanagloriarsi di essere uomo in una tale situazione?
Ogni uomo ha un suo compito nella vita, e non è mai quello che egli avrebbe voluto scegliersi.
Tessiamo noi stessi il nostro destino, buono o cattivo, e il lavoro fatto non si può più disfare: nulla di ciò che facciamo viene mai cancellato.
In qualsiasi momento della vita si può prendere in mano le redini e cambiare il proprio destino.
La ragione umana deve soltanto volere con più forza del destino, ed è il destino.
Un carattere nobile non si indurrà facilmente a lamentarsi del suo destino; piuttosto varrà di lui ciò che Amleto esalta in Orazio: "Giacché tu, mentre tutto dovevi soffrire, sei stato come uno cui non capitasse nulla".