Imparare la virtù significa disimparare i vizi.— Lucio Anneo Seneca
Imparare la virtù significa disimparare i vizi.
Non si scoprirebbe mai niente se ci si considerasse soddisfatti di quello che si è scoperto.
Devi riflettere se la tua natura sia più adatta all'attività o a un ritiro dedito agli studi, e devi volgerti là dove ti condurranno le capacità del tuo ingegno.
Chi è nobile? Chi dalla natura è stato ben disposto alla virtù.
Curan la fama i più, pochi l'onore.
I piaceri del palato sono simili ai ladri egiziani, che strangolano con un abbraccio.
Fedeltà, abnegazione, taciturnità sono virtù di cui un grande popolo ha necessità: l'insegnarle e il perfezionarle nella scuola è più importante di molte cose che oggi riempiono i nostri programmi scolastici.
Dalla virtù e non dalla malvagità vengono gli onori.
Niente è più amabile della virtù, niente spinge di più a voler bene, se è vero che proprio per la loro virtù e moralità ci sono care, in un certo senso, anche persone che non abbiamo mai visto.
Le virtù annoiano, le qualità lasciano indifferenti, i vizi rendono interessanti.
Chiamiamo pomposamente virtù tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serve.
Uomini mediocramente morali hanno scritto eccellenti massime; invece uomini virtuosissimi nulla fecero per far durare la tradizione della virtù.
Senza un avversario la virtù marcisce.
Una virtù che dona è la virtù più nobile.
La virtù è inscindibile: o è o non è. Si dice che basta far penitenza dei propri peccati. Un altro bel sistema, in virtù del quale si è assolti da un delitto con un atto di contrizione!
Non v'ha cosa che tanto noccia alla pubblica libertà quanto l'intiepidir la virtù nel cuore dei cittadini.