Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
Io prode? No, a me non mi prode nulla.
Ho conosciuto una settimana. In realtà prima era una ottomana, ma poi, nella confusione, ha perso una mano ed è diventata una settimana.
L'ignorante parla a vanvera. L'intelligente parla poco. 'O fesso parla sempre.
Ogni limite ha una pazienza.
'A morte 'o ssaje ched'e?... è una livella.
È più facile sopportare la morte senza pensarvi che il pensiero della morte senza pericolo.
Alla fine tutte le cose non devono forse essere inghiottite dalla morte?
Non ho paura della morte: è la posta che stabiliamo per giocare al gioco della vita.
La morte acuisce i desideri.
Non è importante il modo in cui in uomo muore, ma quello in cui vive: l'atto di morire non è importante, dura così poco.
Che cos'è che ci fa così spavento della morte? Quello che ci fa paura, che ci congela davanti a quel momento è l'idea che scomparirà in quell'attimo tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un'ossessione.
La morte è qualcosa di inevitabile. Quando un uomo ha fatto quello che ritiene il suo dovere per la sua gente e il suo paese, può riposare in pace. Credo di aver fatto quello sforzo ed è per questo che riposerò per l'eternità.
Chi sa morire, non ha più padrone.
Non sarebbero uomini, se non fossero tristi. La loro vita deve pur morire. Tutta la loro ricchezza è la morte, che li costringe industriarsi, a ricordare e prevedere.
Gli uomini, fuggendo la morte, l'inseguono.