La disgrazia più grande non è non essere amati, ma non amare.
Utilizzare i propri vizi, diffidare delle proprie virtù.
La lotta fine a se stessa basta a riempire il cuore dell'uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.
La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.
Gli uomini fanno finta di rispettare il diritto, ma s'inchinano soltanto alla forza.
È incredibile con quanta prontezza e buona grazia ci rassegniamo alle disgrazie altrui.
Perdere un genitore può essere considerata una disgrazia. Perderli tutti e due è segno di trascuratezza.
Una disgrazia tutti sanno cos'è. È una cosa che lascia senza difesa.
Le disgrazie degli altri ci impressionano tanto perché potrebbero capitare anche a noi.
La disgrazia è una visita del Signore; è un dono, una ricchezza, quasi un privilegio.
Nelle disgrazie gli uomini invecchiano presto.
Le disgrazie e le gioie sono sempre dietro l'angolo.
La peggior disgrazia può darci modo di esercitare la nostra migliore virtù. In ciò può essere ancora una fortuna.
Il modo più facile di sopportare una disgrazia è vedere un nemico stare peggio.
Se un uomo parla delle proprie disgrazie, in esse c'è qualcosa che non gli è sgradevole.