L'amore batte solo alle proprie tempie.
— Aldo Busi
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La nostra interpretazione
L’immagine delle tempie che pulsano richiama un battito isolato, un movimento che avviene in un solo corpo, quasi in una sola testa. L’amore viene descritto come qualcosa che non si espande automaticamente verso l’altro, ma che resta confinato nello spazio interiore di chi lo prova. C’è un’idea di solitudine emotiva: il sentimento non viene garantito come incontro, ma come esperienza soggettiva, intensissima, al tempo stesso reale e fragile. Chi ama sente un urto, una pressione, un ritmo che lo riguarda intimamente, indipendentemente da ciò che l’altra persona prova o non prova.
Questo modo di intendere l’amore mette in ombra le illusioni romantiche dell’armonia perfetta e della fusione tra due esseri. L’accento cade sull’aspetto unilaterale: l’amore può esistere pienamente anche se non è condiviso, e proprio per questo può fare male, come un sangue che affluisce alla testa e non trova sbocco. Nella pulsazione alle tempie c’è anche l’idea del rischio: l’amore sfiora il confine tra lucidità e perdita del controllo, tra desiderio e ossessione. È una forza che nasce dentro e non obbedisce a logiche esterne; non può essere comandata, corretta o resa simmetrica per semplice volontà. Così il sentimento diventa un’esperienza radicalmente personale, che rivela più chi ama che la relazione in sé, e che spesso rimane chiusa nel corpo e nella mente, nonostante il desiderio di condivisione.