A lamentarsi sono sempre quelli che hai trattato meglio.— Antonio Castronuovo
A lamentarsi sono sempre quelli che hai trattato meglio.
Lo scrittore genuino: colui che scrive anche se sa di essere letto da uno solo.
La suggestione di essere artisti spesso lo fa diventare.
Nel dispregio della solitudine, ma forse nella fatica della solitudine si scorge l'agonia del frammento.
In un diario ci deve finire tutto, e per farci finire di tutto si deve guardare di tutto, leggere di tutto, amare di tutto.
Esistenze che scorrono con la patologia che avanza, nelle quali il senso della vita si fa sempre più chiaro.
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Le recriminazioni sono àncore nella sabbia, impediscono di prendere il largo.
È un'anima vile quella che, non appena le nubi si addensano o anche soltanto si mostrano all'orizzonte, si rannicchia, si perde d'animo e si lamenta.
Non lamentarti se non sei ricco o potente: anche un uomo umile e solitario può diventare grande come una montagna.
Che stoltezza deplorare e lamentare di avere in passato lasciato senza sfruttarla l'occasione offertaci per questa o quella felicità, questo o quel piacere! Che guadagno se ne avrebbe, ora? La secca mummia di un ricordo.
Lamentarsi? No, essere attivo! Deplorare? No, essere soccorrevole! Accusare? No, correggere!
La lamentela è il cemento sociale.
La felicità significa non lamentarsi di quello per cui non c'è niente da fare. Le lamentele sono il rifugio di coloro che non hanno fiducia in se stessi.