La lamentela è il cemento sociale.
I grandi problemi: mai risolti. Forse sono grandi proprio per questo.
La satira è un gradino sotto l'ironia.
Un fenomeno che la psicologia dovrà analizzare: molti, con le prostitute, "ci vogliono parlare".
Il violento, il dogmatico, l'intransigente sono anche persone stupide: basta fargli credere che hanno ragione.
Non c'era altra via: per essere uomo bastava sbagliare, ma se voleva essere diabolico doveva perseverare.
La felicità significa non lamentarsi di quello per cui non c'è niente da fare. Le lamentele sono il rifugio di coloro che non hanno fiducia in se stessi.
Le recriminazioni sono àncore nella sabbia, impediscono di prendere il largo.
Lamentarsi? No, essere attivo! Deplorare? No, essere soccorrevole! Accusare? No, correggere!
A lamentarsi sono sempre quelli che hai trattato meglio.
Non lamentarti se non sei ricco o potente: anche un uomo umile e solitario può diventare grande come una montagna.
Che stoltezza deplorare e lamentare di avere in passato lasciato senza sfruttarla l'occasione offertaci per questa o quella felicità, questo o quel piacere! Che guadagno se ne avrebbe, ora? La secca mummia di un ricordo.
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
È un'anima vile quella che, non appena le nubi si addensano o anche soltanto si mostrano all'orizzonte, si rannicchia, si perde d'animo e si lamenta.