L'avarizia nasce dalla convinzione che certe cose ci sono necessarie mentre probabilmente non lo sono, e dal timore che ci venga tolto ciò da cui dipende il nostro sostentamento.
Il modo migliore per cercare di capire il mondo è vederlo dal maggior numero di angolazioni possibili.
L'invidia deriva dal confronto irrazionale fra quanto hanno raggiunto altre persone e quanto avete raggiunto voi. Non è la mancanza delle qualità che possiedono gli altri a causare il vostro insuccesso, bensì l'incapacità di valorizzare a dovere le qualità che possedete.
Accendete il vostro fuoco. Perseguite gli obiettivi che vi siete prefissi senza temere l'insuccesso, le critiche o la disapprovazione.
Una delle più spiccate caratteristiche del genio è il potere di alimentarsi da solo.
Vinci l'ira con la delicatezza, la cattiveria con la bontà, l'avarizia con la generosità, la menzogna con la verità.
L'avarizia comincia dove finisce la povertà.
L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.
Gli avari sono dei contemporanei antipatici, ma dei graditissimi antenati.
Bisogna fuggire l'avarizia perché è un difetto molto brutto e cattivo, ma bisogna amare l'economia che è buona virtù e sorella della prudenza; essa è un grande aiuto alla carità.
L'avaro non è buono nei confronti di nessuno, pessimo nei confronti di sé stesso.
L'avaro spende lo stretto necessario: il prodigo, tutto il superfluo.
Allo Stato il denaro è necessario come i nervi che lo sostengono, e quando vi siano numerosi gli avari, essi devono esser considerati come la base e il fondamento di quello.
Perfino le persone prodighe diventano, con un avaro, oculate, attente improvvisamente alla ripartizione delle spese.
Chi è ricco? Chi nulla desidera. Chi è povero? L'avaro.
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