Non credo che nessuno di noi possa parlare del dolore finché non ne è fuori.— Arthur Golden
Non credo che nessuno di noi possa parlare del dolore finché non ne è fuori.
Le avversità assomigliano a un forte vento, che non soltanto ci tiene lontani dai luoghi in cui altrimenti saremmo potuti andare, ma ci strappa anche di dosso tutto il superfluo cosicché in séguito ci vediamo come realmente siamo, e non come ci piacerebbe essere.
Una mente turbata dal dubbio non può focalizzarsi sulla via che porta alla vittoria. Due uomini sono pari, veramente pari, solo quando entrambi hanno un'eguale fiducia in se stessi.
Per questo i sogni possono essere tanto pericolosi: covano sotto la cenere come un fuoco e a volte ci consumano completamente.
Una mente preoccupata dal dubbio non può concentrarsi sul cammino verso la vittoria.
Anche un sasso viene consumato da una pioggia troppo forte.
È cattiva la gente che non ha provato il dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno.
Là dove cresce il dolore è terra benedetta.
Ogni dolore è facile a disprezzare; quello che comporta sofferenza intensa dura poco tempo, e quello che perdura molto tempo nella carne comporta sofferenza temperata.
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l'uomo.
Non sai che ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri?
Non ci consoliamo dei dolori, ce ne distraiamo.
Siamo giunti a tanto meschine insulsaggini che ci tormenta non solo il dolore, ma il pensiero del dolore, come accade solitamente ai bambini, i quali sono spaventati dall'ombra.
Un modo molto importante per farci amico il dolore è farlo uscire dall'isolamento e condividerlo con qualcuno che può accoglierlo.
Non esistendo dolore, sua nascita e suo arresto, non può logicamente esistere neppure il cammino, il quale consiste nell'arresto del dolore.
Per allontanarsi da un dolore sembra necessario ripercorrere gli stessi passi che ci hanno condotto a quel dolore.