Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.— Baltasar Gracián
Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.
Il disprezzo è la più politica delle vendette.
Infelice è il cavallo il cui padrone non ha occhi, perché non ingrasserà mai.
Meglio un grano di saggezza che montagne di sottigliezza.
Il peso materiale rende prezioso l'oro, quello morale l'uomo.
Il diritto spinto all'eccesso diviene torto, e l'arancia troppo strizzata sprizza umore amaro.
La vita può essere compresa solo guardando indietro, anche se dev'essere vissuta guardando avanti.
Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo.
Il volto del passato ci attira soltanto nella misura in cui è su di lui il riflesso dell'eterno.
Guai a chi invidia il passato.
Il passato non muore mai. Non è nemmeno passato.
Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro? Perché non c'è nessun altro posto in cui cercare.
Che cos'amo nel passato? La sua tristezza, il suo silenzio e soprattutto la sua fissità. Quello che si muove mi infastidisce.
Il silenzio fa sì che le immagini del passato non suscitino desideri ma tristezza, una enorme sconsolata malinconia.
La negazione del passato, in apparenza ottimistica e progressista, rivela a un esame più approfondito la disperazione di una società incapace di affrontare il futuro.
Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.