Per dare savie leggi a un popolo bisogna essere anche un poco artisti.
Il fascismo stabilisce l'uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla nazione.
Il Vaticano odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. È il covo dell'intolleranza e di una banda di rapinatori.
La libertà senza ordine e senza disciplina significa dissoluzione e catastrofe.
La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna.
Dopo la Roma dei Cesari, dopo quella dei Papi, c'è oggi una Roma, quella fascista, la quale con la simultaneità dell'antico e del moderno, si impone all'ammirazione del mondo.
Le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie.
La libertà della gente dipende fondamentalmente dalla legge, un sistema legale equo.
La legge deve esprimere l'aspirazione generale, promuovere l'utile di tutti, rispondere a un battito del cuore della Nazione. La Nazione intera deve esser dunque, direttamente o indirettamente, legislatrice.
Non è vera né buona legge quella che non ha per madre la Sofia e per padre l'Intelletto razionale.
La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; ed anzi, a causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati in agenti d'ingiustizia.
Le leggi sono le condizioni colle quali uomini indipendenti e isolati si unirono in società, stanchi di vivere in continuo stato di guerra.
Le più grandi leggi sono indefinibili; si intravedono soltanto come orizzonti di quiete, come una promessa lontana di felicità.
Fra due leggi opposte, tra due stabilimenti di usanze che hanno inconvenienti e vantaggi, bisogna consultar quale origine abbiano in natura e limitarli coi limiti fissati dalla natura medesima. Esempio il pensiero della posterità che le leggi limiteranno a sufficienza a due o tre generazioni.
Il popolo deve combattere per la sua legge come per le mura della città.
L'uso corregge le leggi.