Lavorare stanca.— Cesare Pavese
Lavorare stanca.
La poesia viene alla luce tentandola e non prospettandola.
Nessuna donna si sposa per denaro: sono tutte così astute, prima di sposare un milionario, da innamorarsene.
La vera confidenza è sapere quel che desidera un altro, e quando piacciono le stesse cose una persona non dà più soggezione.
Una donna che non sia una stupida, presto o tardi, incontra un rottame umano e si prova a salvarlo. Qualche volta ci riesce. Ma una donna che non sia una stupida, presto o tardi trova un uomo sano e lo riduce a rottame. Ci riesce sempre.
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
In qualunque mestiere, in qualunque professione è bene tenere conto di questo: chi lavora egoisticamente non arriva a niente. Chi lavora altruisticamente se lo ritrova, il lavoro fatto.
Il frutto del lavoro è il più dolce dei piaceri.
Il lavoro è tenue, ma darà non tenue gloria.
Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane.
Il lavoro intellettuale strappa l'uomo alla comunità umana. Il lavoro materiale, invece, conduce l'uomo verso gli uomini.
Il lavoro è un diritto dell'uomo: se l'uomo è povero è addirittura un dovere.
Vogliamo scansare il lavoro. La persona del Cristo compì le conversioni più grandi quando era più stanco.
Felice colui che ha trovato il suo lavoro; non chieda altra felicità.
Il lavoro è parte speciale di quelle condizioni indispensabili che una società veramente umana deve garantire perché ognuno possa non solo sopravvivere e vivere ma ancora di più realizzare se stesso secondo il disegno di Dio.
Non è un piacere stare a osservare il lavoro umano quando questo è ancora fatica, maledizione e schiavitù.